Una premessa è doverosa: la protesi è per sua natura un mezzo “personale” cioè non esiste un allestimento perfettamente uguale ad un altro . Ogni soggetto ha le sue caratteristiche fisiche , il suo portamento, il suo modo di muoversi e ciò si riflette conseguentemente anche sul piano dell’uso sportivo. Non è detto cioè che un certo piede artificiale sia in assoluto il migliore per correre ad esempio i 100 metri : deve essere il migliore per quell’atleta che lo indossa.
Ciò
vale soprattutto per gli amputati transfemorali che, dovendo ricorrere
ad un ginocchio artificiale, devono trovare, ovviamente con l’aiuto del
tecnico ortopedico, la soluzione meccanica e l’assetto migliore per il
proprio gesto atletico.
Per
quanto riguarda gli amputati sopra il ginocchio con moncone cortissimo o
addirittura in presenza di emipelvectomia, l'applicazione della protesi
sportiva è davvero problematica in quanto non c'è leva sufficiente per
azionare in modo redditizio i meccanismi propri della corsa: in questi
casi si consiglia di valutare altre discipline dell'atletica come i
lanci oppure il salto in alto senza protesi.
Altra
osservazione importante è quella relativa alla necessità di una stretta
collaborazione tra allenatore e tecnico ortopedico proprio per
ricercare assieme le soluzioni migliori per un più efficace utilizzo
della protesi. Essendo queste note destinate principalmente
all’allenatore che per la prima volta si avvicina agli atleti amputati
di arto inferiore, si tralascia volutamente il dettaglio completo delle
protesi e delle componenti disponibili sul mercato proprio perché è
materia del tecnico ortopedico.
Nel
ricordare che la componente fondamentale di ogni protesi di arto è
l’invaso cioè il contenitore del moncone che deve essere perfettamente
corrispondente, le altre parti sono selezionate in funzione delle
necessità richieste dalla disciplina sportiva prescelta.
A titolo informativo si evidenziano comunque le protesi più frequentemente utilizzate oggi dagli atleti di alto livello con l’indicazione dell’uso più adatto alla specifica disciplina, distinguendo quelle per gli amputati transfemorali e per i transtibiali.
Questo tipo è caratterizzato dall’avere oltre l’80% delle pareti flessibili e non più rigide. La struttura è costituita da: un’invasatura a pareti sottili, flessibili, trasparenti, con la sola funzione di contenere e proteggere il moncone; un telaio in fibre di carbonio, laminato, rigido, che sostiene l’invasatura flessibile e funge da struttura portante e resistente dovendo trasmettere i carichi alla struttura della protesi. E' abbinabile a una cuffia per maggior confort e aderenza ed è dotata di una valvola per creare l'effetto sottovuoto e consentire così maggiore presa.
Il ginocchioQuesto ginocchio è progettato per sopportare l'alta pressione imposta durante il funzionamento. La rotazione idraulica è stata ottimizzata per lo sport attivo; l’articolazione smorza i movimenti di estensione e flessione alle diverse velocità di corsa.
Il
blocco ad azionamento manuale sulla nuova articolazione del ginocchio
facilita una posizione sicura che può essere utile durante il
riscaldamento e stretching.
Il piede
E'
in fibra di carbonio, fatto a forma curvilinea più o meno accentuata a
seconda della specialità sportiva, e agisce da vera molla cioè
immagazzina energia nella fase di carico e poi la rilascia recando una
vigorosa spinta verso avanti. Ha una durezza diversa a seconda del peso
dell'atleta e del livello di attività richiesta.
La protesi per distanze lunghe
Nelle
specialità dei lanci, la scelta della protesi è in relazione al tipo di
amputazione e di rincorsa (o traslocazione) che viene effettuata.
Nel
getto del peso e nel lancio del disco è sufficiente utilizzare un piede
a bassa restituzione d'energia ma che assicuri la migliori condizioni
di equilibrio.
Nel tiro del giavellotto, dove la componente dinamica è
più accentuata, è consigliabile l'utilizzo di piedi a elevata capacità
di restituzione elastica.
In ogni disciplina di lancio è necessario
adottare anche tutti gli accorgimenti utili per favorire le migliori
condizioni di equilibrio, presupposto necessario per una corretta
esecuzione sia della traslocazione (rettilinea o rotatoria) e sia della
posizione “finale” di lancio: tali elementi risultano fondamentali per
l’ottenimento della massima prestazione.
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